Una recente sentenza della Corte di Cassazione (31712/2025) ha stabilito un importante principio riguardante il lavoro domenicale. La Suprema Corte ha infatti stabilito che la prestazione lavorativa domenicale richiede sempre una forma di compensazione extra, anche quando i contratti collettivi non la prevedono espressamente.
Il principio emerge da un caso che ha visto protagonisti alcuni addetti alle pulizie aeroportuali. Questi lavoratori, impegnati nel prestare regolarmente servizio di domenica, ricevevano solo il riposo compensativo in un altro giorno della settimana. La Corte ha ritenuto questa prassi insufficiente, affermando che il lavoro domenicale comporta sacrifici personali e familiari che meritano un riconoscimento aggiuntivo.
La decisione è particolarmente innovativa perché non impone necessariamente una compensazione economica. Il “plus” può assumere varie forme: dalla maggiorazione retributiva (come nel caso specifico, fissata al 30%) a riposi compensativi supplementari o altri benefici. L’importante è che ci sia un concreto riconoscimento del disagio affrontato dal lavoratore.
Questa sentenza rafforza un orientamento giurisprudenziale che attribuisce ai giudici il compito di integrare i trattamenti economici previsti dai contratti collettivi quando questi sono considerati inadeguati e rappresenta un importante punto di riferimento per bilanciare le esigenze produttive delle aziende con il diritto dei lavoratori ad una giusta compensazione per il sacrificio del proprio tempo libero.