Secondo fonti governative, i prossimi provvedimenti dell’Esecutivo in materia di pensioni potrebbero disporre l’aumento dei requisiti per l’accesso al trattamento pensionistico. Si tratterebbe, in particolare, di un aumento di 5 mesi a partire dal 2019, che disattende le richieste dei sindacati, finalizzate a ottenere il blocco dell’età pensionabile a 66 anni e 7 mesi, assieme al “congelamento” di tutti i requisiti per la pensione.
Pertanto, se venisse confermato tale aumento, sarebbero necessari ben 67 anni per ottenere la pensione di vecchiaia, 43 anni e 3 mesi di contributi per la pensione anticipata degli uomini e 42 anni e 3 mesi di contributi per quella delle donne.
Inoltre, aumenterebbero di 5 mesi tutti i requisiti delle prestazioni soggette ad adeguamento, come ad esempio le pensioni di anzianità e di vecchiaia in regime di totalizzazione, l’assegno sociale e l’APE.
Le possibilità di evitare l’aumento sono estremamente ridotte, poiché le risorse finanziarie a disposizioni per bloccarlo sono insufficienti e l’ISTAT ha reso noto che l’aspettativa di vita media è aumentata e non ha subito ulteriori decrementi, con la conseguenza che, ai sensi dell’art. 24 co. 12 del DL 201/2011, anche i requisiti per la pensione devono essere incrementati secondo specifici parametri individuati dal decreto medesimo.